giovedì 21 maggio 2015

La terza puntata della storia di Santa Maria Capua Vetere

PUBBLICHIAMO LA TERZA PUNTATA DELLA STORIA DI CAPUA ANTICA, L'ATTUALE SANTA MARIA, PERCHE' NON TUTTI LA CONOSCONO
Un altro borgo della città rovinata si disse di S. Pietro in Corpo, e l'uno e l'altro in processo di tempo di bel nuovo ricongiunti, formarono l'odierna città di S. Maria. Sulla strad­a che da Capua conduce S. Maria, e sul corso dell' antica appia sonovi ancora tre pilastri ed un arco restaurato del­l’antica porta Casilinese, o di qualche grande monumento trionfale; ed è questo avanzo appunto quello che dicesi Arco di Santa Maria, dove varii lavori in terra furono attuati in settembre ultimo, e dove si combattè aspro conflitto al 1° ottobre. Furono intorno Capua non pochi villaggi, ch' ebbero il nome dai diversi tempii a diversi numi dedicati. Così a Casapulla fu in antico il Pago di Apollo; a Casanova (casa- Jove dei secoli XI e XII) fu il Pago di Giove; a Musicile, villaggio tra Casapulla e Marcianise pare che fosse stato un pago dedicato alle Muse (Musicilium ): a Marcianise il Pago di Marte; nel, villaggio di Ercole fu il Pago Erculeo; a Casacellola, o Casacecere il pago di Cerere; in Casalba il pago d'Alba ricordato da Livio (XXXII.9). Addiana, o sia S. An­gelo in Formis il pago di Diana; a Bellona quello della Dea di tal nome ch' ebbe tempio verso il principio del monto di Rogeto o di Gerusalemme; a Tutuni presso Vitulaccio il pago di Tutuno, o Priapo ; a Grazzanise o Gratianisium il pago di Venere e delle Grazie, eretto ivi a causa delle fragranti rose che vi nascevano e che venivano adoperate a comporre il famoso unguento olezzante della Seplasia. E se a questi Paghi si aggiungono diversi Vichi, siccome il Novanense, posto nei confini della Campania e del Sannio Caudino, for­se nel sito dell'odierno villaggio di S. Maria a Vico; il Vico Caulo vicinissimo a Capua, ed i cui vini van ricordati con lode da Plinio e da Galeno, e tante altre ignote città campane, di cui abbiamo le monete ed ignoriamo il nome ed il sito, si può congetturare di leggieri quanti e quali furono gli abitatori di Capua e dei suoi contorni.
In quanto all' ampiezza del suo dominio, scrive il Rinal­di , che quando si reggeva a repubblica possedeva quelle terre e campi compresi a settentrione dalla catena del Tifa­ta, ad occidente da Casilino e dal Volturno insino al mare, e ad Oriente da Acerra e Galazia ed oltre a ciò, che le appar­tennero, le città di Volturno, il Pago di Linterno, Suessola, Atella, Galazia e la stessa Cuma per breve tempo.
Al di là del Volturno possedeva il Campo Falerno, (tol­tone 1' agro tenuto dagli Ausonii signori di Cales) ed il Campo Stellate. Il possedimento di questa vasta ed ubertosa contrada la rese sì ricca e potente che nella seconda guerra Punica, scrive Cicerone , quel molto, ch' essa fece, fu tutto sua forza. Bello punico quidquîd 'potuit Capua, potuit ipsa per sese. E volendo aggiustar fede ad Ausonio fu anche potente in mare. Riputatissima e numerosa era la sua cavalleria, porgendone opportunità le sue estese pianure e gli abbondanti pascoli. Taluni opinano che ad ostare alle scorrerie dei Galli Transalpini, avvenute l' anno di Roma 529
Capua fornì ai Romani in ausilio 125,000 fanti, ed 11,500 cavalli. Era tale la sua ricchezza che nonostante le guerre sostenute con i Sanniti, Cumani e Romani, ed i
soccorsi pecuniarii dati ad Annibale, furon nel suo pubblico erario rinvenute 70 libbre di oro, e 2,200 di argento dopo l’assedio sostenuto contro Fulvio e Claudio. Senza occuparmi ad annoverare altri fatti soverchiamente incerti od avvenimenti poc' anzi esposti nel tessere la storia dall’altre città della Campania e del Sannio, esporrò talune generali considerazioni sopra i suoi casi di guerra, che mi stimo saranno per aggiunger pregio a questa breve esposizione
d’ una storia, che ha faticato la penna di vastissimi inge­gni e che sta consegnata in numerose e conosciutissime opere.

Quale flagello fossero le milizie mercenarie ed i soldati di ventura, chiaramente appare da remotissimi fatti. Dionigi tiranno di Siracusa avea ai suoi stipendii delle milizie campane, le quali avendo egli onorevolmente e con doni licenziate, giunte che furono ad Entella città della stessa Sicilia, tradita 1' ospitalità, uccisero gli uomini, violarono le donne, ed usurparonsi il possesso della città (Diod. Sic. lib.14). Narra del pari Polibio (lib. 40) che militando taluni

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