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sabato 4 giugno 2016

Il confronto è fondamentale  e ieri il sig. F.C. mi ha sottoposto questo semplice quesito, di seguito una veloce risposta che sebbene non esaustiva può sicuramente iniziare a fare chiarezza:

Le chiacchiere in questi giorni di campagna elettorale sono state tante: tutti più o meno con le stesse, ritrite proposte, più o meno necessarie e più meno fattibili, ma una su tutte mi ha interessato solo che non riesco bene a capirne il senso: l’allargamento dei confini, ma serve davvero?  E se si, può davvero essere fattibile? O è solo una chimera acchiappavoti?
F.C.

Salve F.  effettivamente l’allargamento dei confini è una proposta che può cambiare molto le carte in tavola, vorrei dire che è innovativa, ma in realtà sono diversi anni che la teoria urbanistica ed amministrativa spinge verso la formazione di macro aree, e infatti già diversi comuni negli ultimi hanno intrapreso il cammino di accorpamento, in genere comuni al di sotto dei 5000 abitanti , ma anche le grandi città che oggi sono considerate non più tali, ma aree metropolitane.  A tal proposito la nostra città è ridosso della sempre più grande aree metropolitana di Napoli, che di fatto, è estesa da un aversano in forte espansione, e che dall’altro raggiunge ormai già da anni, l’agro Nocerino Sarnese, spingendosi a nord a ridosso del basso Lazio. E’ comprensibile quindi che il casertano e Santa Maria Capua Vetere possa restare schiacciata dal tale estensione territoriale, ma soprattutto dalla quantità abnorme di persone che la popolano. Il rischio è come avvenuto negli passati in alcuni della prima cinta attorno a Caserta, che si creino quartieri dormitorio per pendolari napoletani che lavorano a Napoli , e che si possano trasferire qui perché i valori degli immobili sono più bassi.  Santa Maria Capua Vetere ha delle peculiarità che le rendono unica  nel panorama storico-urbaninistico Campano, se non addirittura nazionale. Una per tutte : il centro storico che nel corso De Carolis-Garibaldi, mantiene quasi del tutto inalterata la cortina architettonica ottocentesca. E da tale unicità viene la forza di questa proposta : per anni in passato non troppo lontano SMCV è stata faro ed esempio del Casertano, senza voler necessariamente arrivare ai fasti della “Altera Roma”.  Altera Roma oggi non si può più ma possiamo dare il nostro contributo affinché si crei un polo baricentrico che si possa misurare con le sfide del futuro. I benefici che si potrebbero ricavare dall’accorpamento di comuni sono molteplici:
1.       Strategie di programmazione e sviluppo territoriale e urbanistico sovracomunale di area vasta, che prevedano ad esempio la valorizzazione e la cura delle risorse ambientali , idrogeologiche, culturali e sportive presenti.
2.       Sviluppo di politiche di marketing territoriale
3.       Maggiore “peso istituzionale” del nuovo Ente
4.       Grazie all’esenzione temporanea dal patto di stabilità e agli incentivi statali e regionali, possibilità di realizzare investimenti in progettazione di nuove opere pubbliche e in manu-tenzione di quelle esistenti
5.       Garanzia nel tempo dell’offerta di servizi con l’attuale livello qualitativo, ed omogeneo in tutto il territorio,  anche in caso di future assenze, mobilità o quiescenze del personale
6.       Creazione di un servizio di trasporto pubblico intercomunale.
7.       Minori costi di struttura grazie allo sfruttamento delle economie di scala nei costi (appalti duplicati per le stesse attività, macchinari/attrezzature presenti nei tre enti, ecc.) e nei tempi (svolgimento delle stesse attività nei tre Enti), con conseguenti maggiori risorse da dedicare ai servizi ai cittadini e alle imprese, ad esempio per programmi anticrisi e sociali o per incentivare l’efficientamento energetico per cittadini e imprese
8.       Incremento quantitativo (più ore) e miglioramento qualitativo (apertura in fasce orarie attualmente non coperte) del livello di accessibilità al pubblico

Questi in linea genarle i vantaggi,  ma per in nostro comune significherebbe una forte spinta ad uno sviluppo urbano programmato, sia residenziale che produttivo-distributivo, rilanciando  la zone industriali sopravvissute agli scempi che tutti conosciamo, e spingendo lo sviluppo residenziale altrove, ma attenzione si parla di sviluppo urbanistico non di mera speculazione, quindi andrebbero soddisfatti tutti gli standard, e ovviamente sarebbe uno sviluppo stabile e duraturo perché andrebbe ad intervenire innanzitutto a creare lavoro, e non dormitori.


Gli svantaggi? il pregiudizio della perdita di identità territoriale, che andrebbe combattuto con il coinvolgimento delle comunità interessate. 

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