DEMETRA
Libera associazione volontaria, democratica e progressista, attenta ad ogni attività culturale, ricreativa, folkloristica, sportiva, canora e teatrale.
sabato 4 giugno 2016
domenica 22 maggio 2016
martedì 2 giugno 2015
Arco di Adriano (Capua)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
L'arco di Adriano (detto anche "archi di Capua" o "arco Felice") è un arco romano situato a Santa Maria Capua Vetere (antica Capua, oggi in provincia di Caserta). Era in origine a tre fornici, ma oggi se ne conservano solo tre piloni e uno dei fornici laterali. Scavalcava la via Appia e costituiva un ideale ingresso alla città, forse in corrispondenza della linea del pomerio[1].
Storia[modifica | modifica wikitesto]
L'arco fu eretto tra la seconda metà del I e la prima metà del II secolo, ma se ne ignora la dedica. All'arco era stata riferita un'iscrizione con dedica all'imperatore Adriano, poi ritenuta falsa[2].
È stato ipotizzato che l'erezione dell'arco sia avvenuta sotto i Flavi in seguito al conferimento dello stato di colonia alla città (Colonia Flavia Augusta)[3].
Venne restaurato con integrazioni e rifacimenti della struttura laterizia nel 1851. Nel 1860 fu interessato dai combattimenti della battaglia del Volturno: una targa commemorativa, con testo dettato da Luigi Settembrini venne collocata su uno dei piloni dell'arco. In seguito ai danni subiti durante la battaglia l'arco venne restaurato dopo il 1883, e ancora e tra il 1945 e il 1953-1955 per i danni subiti nella seconda guerra mondiale.
Descrizione
L'arco è costruito in laterizio ed aveva originariamente un rivestimento in calcare bianco, oggi perduto. Conserva i piloni del fornice centrale (più ampio, fino all'imposta dell'arcata, e una delle arcate laterali. I resti raggiungono un'altezza di 10 m e una larghezza di 18,5 m. Sono presenti integrazioni e restauri moderni.
Le arcate sia del fornice centrale che dei fornici laterali si impostavano alla medesima altezza (6,2 m), ma quella del fornice centrale, più ampia (luce di 4,85 m contro luce di 3,95 m per i fornici laterali), raggiungeva in origine un'altezza maggiore.
I piloni sono rivestiti alla base da blocchi di calcare bianco e sono alleggeriti da nicchie con copertura arcuata. I fori presenti nella struttura laterizia permettono di ipotizzare la presenza di colonne che inquadravano le nicchie e dovevano sorreggere una trabeazione che correva sopra i fornici.
Sul lato interno dei piloni del passaggio centrale sono presenti delle nicchie che sono però state realizzate modernamente.
giovedì 21 maggio 2015
La terza puntata della storia di Santa Maria Capua Vetere
PUBBLICHIAMO LA TERZA PUNTATA DELLA STORIA DI CAPUA ANTICA, L'ATTUALE SANTA MARIA, PERCHE' NON TUTTI LA CONOSCONO
Un altro borgo della città rovinata si disse di S. Pietro in Corpo, e l'uno e l'altro in processo di tempo di bel nuovo ricongiunti, formarono l'odierna città di S. Maria. Sulla strada che da Capua conduce S. Maria, e sul corso dell' antica appia sonovi ancora tre pilastri ed un arco restaurato dell’antica porta Casilinese, o di qualche grande monumento trionfale; ed è questo avanzo appunto quello che dicesi Arco di Santa Maria, dove varii lavori in terra furono attuati in settembre ultimo, e dove si combattè aspro conflitto al 1° ottobre. Furono intorno Capua non pochi villaggi, ch' ebbero il nome dai diversi tempii a diversi numi dedicati. Così a Casapulla fu in antico il Pago di Apollo; a Casanova (casa- Jove dei secoli XI e XII) fu il Pago di Giove; a Musicile, villaggio tra Casapulla e Marcianise pare che fosse stato un pago dedicato alle Muse (Musicilium ): a Marcianise il Pago di Marte; nel, villaggio di Ercole fu il Pago Erculeo; a Casacellola, o Casacecere il pago di Cerere; in Casalba il pago d'Alba ricordato da Livio (XXXII.9). Addiana, o sia S. Angelo in Formis il pago di Diana; a Bellona quello della Dea di tal nome ch' ebbe tempio verso il principio del monto di Rogeto o di Gerusalemme; a Tutuni presso Vitulaccio il pago di Tutuno, o Priapo ; a Grazzanise o Gratianisium il pago di Venere e delle Grazie, eretto ivi a causa delle fragranti rose che vi nascevano e che venivano adoperate a comporre il famoso unguento olezzante della Seplasia. E se a questi Paghi si aggiungono diversi Vichi, siccome il Novanense, posto nei confini della Campania e del Sannio Caudino, forse nel sito dell'odierno villaggio di S. Maria a Vico; il Vico Caulo vicinissimo a Capua, ed i cui vini van ricordati con lode da Plinio e da Galeno, e tante altre ignote città campane, di cui abbiamo le monete ed ignoriamo il nome ed il sito, si può congetturare di leggieri quanti e quali furono gli abitatori di Capua e dei suoi contorni.
In quanto all' ampiezza del suo dominio, scrive il Rinaldi , che quando si reggeva a repubblica possedeva quelle terre e campi compresi a settentrione dalla catena del Tifata, ad occidente da Casilino e dal Volturno insino al mare, e ad Oriente da Acerra e Galazia ed oltre a ciò, che le appartennero, le città di Volturno, il Pago di Linterno, Suessola, Atella, Galazia e la stessa Cuma per breve tempo.
Al di là del Volturno possedeva il Campo Falerno, (toltone 1' agro tenuto dagli Ausonii signori di Cales) ed il Campo Stellate. Il possedimento di questa vasta ed ubertosa contrada la rese sì ricca e potente che nella seconda guerra Punica, scrive Cicerone , quel molto, ch' essa fece, fu tutto sua forza. Bello punico quidquîd 'potuit Capua, potuit ipsa per sese. E volendo aggiustar fede ad Ausonio fu anche potente in mare. Riputatissima e numerosa era la sua cavalleria, porgendone opportunità le sue estese pianure e gli abbondanti pascoli. Taluni opinano che ad ostare alle scorrerie dei Galli Transalpini, avvenute l' anno di Roma 529
Capua fornì ai Romani in ausilio 125,000 fanti, ed 11,500 cavalli. Era tale la sua ricchezza che nonostante le guerre sostenute con i Sanniti, Cumani e Romani, ed i
soccorsi pecuniarii dati ad Annibale, furon nel suo pubblico erario rinvenute 70 libbre di oro, e 2,200 di argento dopo l’assedio sostenuto contro Fulvio e Claudio. Senza occuparmi ad annoverare altri fatti soverchiamente incerti od avvenimenti poc' anzi esposti nel tessere la storia dall’altre città della Campania e del Sannio, esporrò talune generali considerazioni sopra i suoi casi di guerra, che mi stimo saranno per aggiunger pregio a questa breve esposizione
d’ una storia, che ha faticato la penna di vastissimi ingegni e che sta consegnata in numerose e conosciutissime opere.
Quale flagello fossero le milizie mercenarie ed i soldati di ventura, chiaramente appare da remotissimi fatti. Dionigi tiranno di Siracusa avea ai suoi stipendii delle milizie campane, le quali avendo egli onorevolmente e con doni licenziate, giunte che furono ad Entella città della stessa Sicilia, tradita 1' ospitalità, uccisero gli uomini, violarono le donne, ed usurparonsi il possesso della città (Diod. Sic. lib.14). Narra del pari Polibio (lib. 40) che militando taluni
martedì 19 maggio 2015
La storia di Santa Maria Capua Vetere _ seconda puntata.
PUBBLICHIAMO LA SECONDA PUNTATA DELLA STORIA DI CAPUA ANTICA, L'ATTUALE SANTA MARIA, PERCHE' NON TUTTI LA CONOSCONO
sabato 16 maggio 2015
La storia di Santa Maria Capua Vetere
SANTA MARIA DI CAPUA.
Siede la presente S. Maria ove già fu I' antichissima Capua, famosa e potente metropoli dell'invidiata regione campana. Regione frumentaria, dove le messi largheggian di biade, dove l'intera natura s'abbella di fiori, si veste di prati, si copre di frutta e si profuma di mille olezzi, dove più raccolte in un anno allietano L' agricoltore ; dove non intra-mettono le sorgenti di zampillare, le piogge d'inaffiare: dove sorridono i piani del mare ricco di conchiglie e di pesci, dove immensa ed incantevole si diffonde la luce nell' azzurro del firmamento. È questa infine la terra, che al- dire di Cicerone, fu il fondo più bello del popolo romano, il capo del danaro, 1' ornamento della pace, il sussidio della guerra, il fondamento dei vettigali , il granaio delle legioni, il sollievo dell'annona (I). Ed ora questa sì ricca di naturali beni, questa sì popolosa di destissimi ingegni, depauperata sfinita chiederà pane dagli uomini, invocherà lavoro, vedovata dell'ultima sua fortuna. I monumenti, di che la ricoprirono la greca eleganza e la latina magnificenza, le acquistarono il nome di terra classica. Per tutte le quali cose volere parte per parte descrivere i fasti e le ricchezze della sua meravigliosa metropoli, sarebbe difficilissima opera e tale che assai lungi dal fine propostomi mi condurrebbe,
onde in accorcio ricorderò alta memoria degli uomini talune cose, che non valse a consumare la lenta opera dei tempo, la violenza dei barbari, l'umana avarizia, le commozioni della natura, improntando dalla tradizione e dalla storia quel tanto, che più da vicino si stringe al mio subbietto.
Ritraesi dalla tavola Pentingeriana che Capua Vetere era posta tre miglia distante da Casilino. Geografi, poeti, scoliasti, istorici le danno a gara grandi e diversi principii. i sostenitori dell' origini troiane di Roma la dicono costrutta da Capi congiunto e compagno di Enea. Altri affermano: che posteriormente alla sua fondazione fu detta Capua da Capi, duce dei Sanniti, che la conquistarono nei tempi storici. Tal'altri trovarono nella parola Campo o pianura in che è posta, l'etimologia del suo nome : ma la più accreditata opinione si è che fosse stata edificata dai Pelasgi-Tirreni (1). Sappiamo di certo soltanto da Diodoro che 438 anni avanti l'era volgare si formò la nazione dei Campani, nè più di un anno differisce il calcolo di Eusebio (2) : cosichò i Sanniti davan corpo alla nazione campana circa 26 anni dopo la prima occupazione di Capua, fondata molti anni innanzi da popoli mossi dall' Epiro, dov' era una regione denominata Campania.
giovedì 14 maggio 2015
Per un nuovo commercio a Santa Maria Capua Vetere
- Mercato serale
- Creazione della fiera di Santa Maria Capua Vetere
- Creazione di un CCN ( centro commerciale naturale ) come da “Disciplina istitutiva dei Centri Commerciali Naturali in Campania – art. 3, comma 4, legge regionale n. 1/2009”